Topponcino Montessori una novità antica(1)

Topponcino Montessori: una novità antica nel mondo degli accessori per il neonato

Topponcino Montessori: oltre il “metodo”, una filosofia di vita senza tempo.

Poche persone al mondo hanno saputo comprendere i bambini, i loro bisogni e i loro dispositivi di apprendimento come Maria Montessori. Questa straordinaria donna italiana, vissuta tra la fine del 1800 e la metà del 1900, forte di una laurea in medicina e di un’autentica passione per la pedagogia, ha dedicato all’infanzia la sua intera vita, convinta che solo attraverso l’educazione dei bambini sarebbe stato possibile orientare lo sviluppo dell’umanità e rendere il mondo un luogo migliore dove abitare.

Dall’osservazione dei bambini Montessori ha tratto quello che è diventato famoso in tutto il mondo come il Metodo educativo che porta il suo nome. Più che un insieme di regole, il “Metodo Montessori” è un approccio alla vita e al percorso di crescita dei bambini fondato su alcuni assunti fondamentali:

  • l’unicità di ogni persona: il valore dell’identità e delle differenze di cui ciascuno è portatore,
  • il diritto di ogni bambino di sviluppare i propri talenti in piena libertà
  • il contributo di ogni persona al mondo, nel rispetto della natura che lo ospita.

Maria Montessori era fortemente convinta che le basi di ciò che diventiamo da adulti si costruiscano in noi fin dalla primissima infanzia e che il risultato dipenda in parte dalla nostra indole, dalle nostre caratteristiche personali, in parte dal modo in cui veniamo educati.

Su questa base, ha basato il suo “Metodo” sul rispetto del bambino, della sua identità e dei suoi ritmi di apprendimento. Il bambino nella sua unicità è posto al centro della sua attenzione: fin dalla sua nascita non è “fruitore passivo” dell’educazione che gli viene impartita, ma soggetto attivo che si orienta nel mondo, si adatta ad esso e passo dopo passo, costruisce la sua personalità.

Topponcino Montessori: Il bambino è Maestro.

In questa prospettiva, il ruolo dell’adulto educatore cambia radicalmente rispetto al passato. Il suo compito non è più quello di dettare regole (se non quelle indispensabili) e farle rispettare con rigore, né quello di sostituirsi al bambino in ciò che ancora non sa fare, ma quello di osservare e orientare con discrezione l’agire del piccolo, cercando il più possibile di valorizzarne la libera espressione, la curiosità, il desiderio imparare e conquistare il suo posto nel mondo.

Il vero educatore montessoriano non cerca di forgiare il bambino secondo un modello preconfezionato, ma lo aiuta nello sviluppo armonico del suo potenziale, attraverso un percorso di progressiva conquista dell’autonomia che comincia fin dal primo giorno di vita, e prosegue ad un ritmo che l’adulto non può imporre, ma solo assecondare, in quanto è “scritto” nel bambino. Solo osservando il bambino possiamo capire di cosa realmente ha bisogno (al di là di ciò che noi gli offriamo e dei limiti che gli imponiamo) e quando: questo vale dalla primissima infanzia lungo tutto l’arco della vita.

In decenni di lavoro con bambini di ogni età, Maria Montessori ha osservato che ad ogni periodo della vita corrisponde una specifica predisposizione del bambino allo sviluppo di determinate facoltà. Le ha chiamati “periodi sensitivi”:

  • del movimento (dalla nascita ai 4 anni),
  • dell’ordine (dalla nascita ai 3 anni),
  • dell’amore per l’ambiente (dalla nascita ai 6 anni)
  • del linguaggio (dalla nascita ai 6 anni), a sua volta distinta in una fase pre linguistica (dalla vita prenatale fino ai 12 mesi) e in una fase linguistica (dai 12 mesi ai 3 anni).

Ogni fase è scandita da tappe intermedie, il cui ritmo varia da bambino a bambino, non solo nei tempi, ma anche nelle modalità, in quanto per Montessori “il bambino è maestro”: è lui a scegliere dove orientare il suo percorso e quando farlo, secondo la sua predisposizione naturale. Se noi in quanto adulti cercheremo di forzarlo, per rispettare regole a priori o per soddisfare nostre aspettative diverse da ciò che lui ci comunica, non faremo che ostacolare il suo percorso, ponendo ostacoli alla costruzione del rapporto con il mondo e minando, senza saperlo, la sua prima percezione di sè.

Topponcino Montessori: Sicurezza e Libertà un binomio inscindibile

Sembra semplice, quasi ovvio. Tuttavia, se ci pensiamo bene, non è affatto scontato. Quando un neonato arriva nella nostra vita, siamo immediatamente sommersi di regole per il suo accudimento, la sua sicurezza, la sua educazione. Raramente ci viene suggerito di fermarci ed osservarlo. Ascoltarlo, lasciarlo libero di esprimersi, con gli strumenti che già possiede per comunicare. Strumenti ancora grezzi, ma già efficaci per trasmettere messaggi, all’inizio elementari (il pianto), poi sempre più complessi: lo sguardo, il sorriso, la gestualità e così via.

In realtà questa libertà, accanto all’adeguata protezione,  è ciò di cui il bambino ha più bisogno, in una fase delicatissima del suo percorso verso l’identità. Quando nasce ogni bambino è chiamato ad uno sforzo estremo di adattamento ad un ambiente nuovo, diverso da quello confortevole e ovattato in cui ha vissuto nel grembo materno. Per abituarsi avrà bisogno di tempo e il modo in cui ci prenderemo cura di lui avrà un impatto importante sulla sua prima relazione con il mondo e sulla sua percezione di se stesso.

Non a caso, ai primissimi istanti di vita del neonato Maria Montessori riserva un’attenzione tutta particolare e per aiutare i neo-genitori a gestire nel modo migliore questa delicatissima fase, ha dato una serie di suggerimenti.

Scrive Maria Montessori in Educazione per un mondo nuovo“Subito dopo la nascita il bambino deve restare il più possibile con la madre, e l’ambiente non deve presentare ostacoli al suo adattamento: tali ostacoli sono soprattutto la differenza di temperatura, in confronto a quella cui era abituato nel periodo prenatale, l’eccesso di luce e l’eccesso di rumore…(…) 

E inoltre: “…Deve essere mosso e maneggiato con ogni cura, non abbassato di colpo per essere immerso nel bagno, né vestito con gesti rapidi e ruvidi – si ricordi che ogni gesto di chi maneggia un neonato è rozzo, data la sua estrema delicatezza, tanto fisica che psichica. La cosa migliore sarebbe non vestire il neonato, ma tenerlo in una stanza abbastanza calda e senza correnti d’aria, e trasportarlo su un materassino morbido, in modo che resti in una posizione simile a quella prenatale”.

Gli stessi concetti vengono ripresi in un altro testo dal titolo: La mente assorbente“Durante il primo anno di vita si possono distinguere vari periodi che richiedono cure speciali. Il primo periodo, breve, è l’ingresso nel mondo con le sue drammatiche circostanze. Senza entrare in particolari possiamo enunciare alcuni principi. Il bambino dovrebbe rimanere, nei primi giorni dopo la nascita, quanto è più possibile, a contatto di sua madre e in ambiente che non contrasti per differenze troppo forti, per esempio di temperatura, con quello in cui egli si è formato prima della nascita: non troppa luce, non troppo rumore, poiché il bambino giunge da un luogo di tepore, di perfetto silenzio, di oscurità… (…)” 

E ancora: “…Occorrono anche cure per il modo come il bambino vien maneggiato e spostato… il neonato deve essere toccato il meno possibile e nemmeno dovrebbe essere vestito, ma tenuto in una stanza dalla temperatura sufficiente a mantenere caldo il bambino e libero da correnti di aria fredda. Si è cambiato il modo di trasportare il bambino, usando ora un soffice materassino, simile a un’amaca, su cui viene adagiato; si evita di sollevare e abbassare rapidamente il neonato e si vuole sia maneggiato con le stesse precauzioni con cui vengono rimossi i feriti.” 

E di nuovo, ne Il Segreto dell’infanzia“…un altro problema è quello di muovere e di trasportare il bambino, riducendo al minimo la necessità di toccarlo con le mani. Il bambino dovrebbe essere preso a mezzo di un sostegno leggero e cedevole, come un’amaca di rete delicatamente imbottita, la quale sostenga tutto il corpo del bambino, raccolto in una posizione simile a quella dell’attitudine prenatale. Questi sostegni vanno maneggiati con delicatezza e lentezza, da mani leggere e fatte abili per minuziosa preparazione…”

Su questa base, Maria Montessori ha ideato il Topponcino: uno strumento tanto semplice quanto rivoluzionario nella cura del neonato, oggi diffuso in tutto il mondo e trasversalmente utilizzato nelle più diverse culture.

Topponcino-Montessori

Topponcino Montessori: La rivoluzione nella semplicità

Quando molti anni fa mi sono imbattuta in questi temi, durante il mio percorso di studi in Pedagogia, ne sono rimasta impressionata. Ma solo quando è nata Camilla, ho sperimentato la portata dirompente di questo approccio, rispetto a quello più diffuso nella nostra società.

Da neo-mamma, appena uscita dall’ospedale dove ho partorito, la prima cosa che mi sono sentita dire, a volte persino “gridare”, è: “DEVI LEGARE LA BAMBINA, per evitare che cada e si faccia male!” Ed io, che volevo sopra ogni cosa essere una brava mamma, eseguivo scrupolosamente.

Legavo Camilla in automobile (e ci mancherebbe altro!), sul seggiolone (noi usavamo il fantastico Trip-Trap di Stokke, con la navicella da neonato)…ma quando mi dissero che per la sua sicurezza avrei dovuto legarla anche mentre dormiva nella carrozzina a “navicella” durante le nostre passeggiate, ho sgranato gli occhi. Avevamo una bellissima Inglesina, modello tradizionale, la più spaziosa che avevo trovato in commercio. Era estate, la bimba sudava e nella carrozzina assumeva le posizioni più strane e buffe…mi faceva una tenerezza infinita e la sola idea di “legarla” mi faceva stare male. Se ci provavo, lei dava istantaneamente segni di insofferenza, si svegliava e piangeva.

Allora ho deciso che piuttosto che legare la mia bambina nella carrozzina durante le passeggiate, avrei cercato un modo diverso per trasportarla. Così ho scoperto la fascia e il mei-tai, che hanno  accompagnato me e Camilla fino ai suoi tre anni, con grandissimo piacere di entrambe. Quando non era nella fascia, Cami era felice sul suo Topponcino, dove si sentiva sicura e libera. Il Topponcino ci accompagnava ovunque come un’estensione di me, e fungeva per lei da “filo rosso” nel passaggio da una situazione all’altra, dal seggiolone al tappeto, dal lettone alla culla, dall’abbraccio mio o del papà al seggiolino auto, all’erba del giardino…

Ancora oggi, se ripenso a quel periodo “magico” e mi guardo intorno, mi stupisco di quanto le neo-mamme vengano “istruite” sulle misure di sicurezza per preservare la salute biologica dei loro bambini, mentre quasi mai vengono preparate a coltivare il benessere psicologico ed emotivo dei loro piccini. Eppure quanto gioverebbe, sia ai bambini che ai loro genitori!

Per questo ho voluto fare del Topponcino uno tra i prodotti di punta di New Fairy: avendone toccato con mano i benefici, mi piacerebbe che diventasse un oggetto di uso comune per tutte le mamme, anche quelle che non conoscono o non praticano il Montessori.

Soprattutto vorrei che nella sua semplicità fosse uno spunto per rivoluzionare un po’ il nostro punto di vista e cominciare a guardare i nostri bambini un po’ come li guardava Maria Montessori: un miracolo della vita e una porta su ciò che ancora non conosciamo, a proposito del mondo e a proposito di noi.

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Ada di Zipandream

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